«Sono stufo della satira politica, che poi si trasforma sempre in satira contro il Governo: è sempre la stessa, preferisco fare satira di costume e presentare al pubblico uno spettacolo divertente».
Lo afferma Enrico Montesano presentando a Milano il suo spettacolo “Nojo vulevan savuar ancor”, che debutta oggi al Teatro Manzoni. «Ci siamo stancati di fare la satira politica - dice Montesano in una conferenza stampa - e poi satira contro il potere cosa vuol dire? Dopo cinque anni la battuta su Berlusconi non riesco a farla, è come dire che Fanfani è basso, che il povero Moro era attaccato alla poltrona. E poi non ho visto nessuno che si è dimesso per una battuta». L’attore romano ricorda la serata nella quale Berlusconi è andato a vedere il suo spettacolo a Roma, due settimane fa, e dice che «il Presidente si è divertito, mi ha detto di aver rivissuto le atmosfere del varietà, della rivista. Mi fa piacere, mentre oggi sono tutti personaggi televisivi, si aspetta l’“evento”, che uno si stracci i vestiti in televisione, che bestemmi in diretta. Io faccio l’attore professionista - aggiunge Montesano - perché bisogna fare bene il proprio mestiere, cosa che oggi in Italia è davvero rivoluzionaria». Lo spettacolo, scritto da Montesano insieme a Enrico Vaime e Adriano Vianello, già dal titolo e dalla locandina, nella quale appare il profilo di Totò, fa riferimento esplicito all’umorismo del principe Antonio De Curtis. Tra monologhi e battute, s’inseriscono le coreografie di un gruppo di ballo composto da «dodici belle ragazze, tutte italiane», sottolinea Montesano: «E il teatro è sempre pieno - aggiunge - con uno share del 100%, anche quando in tv c’è Celentano». Così come è duro con il mondo della televisione e del cinema. «Da anni ormai non mi fanno lavorare, ma non faccio la vittima, faccio il teatro: certo è che il cinema è ormai una congrega e lavori solo se hai relazioni. «Ho scioperato, ma sono contrario ai finanziamenti a pioggia, specie per i dodici enti lirici - dice l’attore - che sono in perenne deficit e assorbono più della metà dei fondi per lo spettacolo. Che Tremonti chiami noi che ci lavoriamo e che potremmo spiegargli come evitare di fare tagli con l’ accetta». E poi, ovviamente, il tormentone Celentano. «Ero in teatro, non l’ho visto. Che fortuna - conclude Montesano con la voce di Totò - me la sono cavata...».
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